In chiave cristiana l'Enneagramma trova resistenze e ampi consensi; inutile dire che noi siamo della seconda categoria... È vero: il sistema "Enneagramma" rischia di creare una sorta di "religione" fai-da-te e tuttavia dà la possibilità di scendere davvero lì dove il nostro spirito ha più bisogno di essere illuminato: dove c'è l'errore ci sono anche le resistenze più grandi al cambiamento; l'Enneagramma aiuta a scovare quei comportamenti nei quali ci rifugiamo per sentirci al sicuro e, quindi, a prendere coscienza su che cosa dobbiamo davvero camminare. Facciamo un esempio: che "fioretto" fai in quaresima? Salti il caffè? Non mangi dolci? Sono tutte cose molto belle! Hanno un solo difetto: non ti hanno cambiato davvero molto, non hanno davvero "convertito" la tua vita.
L'Enneagramma, invece, ti mostra subito e in modo preciso "che cosa devi fare" per cambiare il tuo cuore nel profondo.

Il primo annuncio che Gesù fa nel Vangelo di Marco è lapidario: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» (Mc. 1, 15). Tuttavia sorge una domanda: "In che cosa convertirsi?"; è chiaro che da credenti la risposta va alla nostra situazione di peccato, ma - cosa più importante - esiste la presa di coscienza che la conversione non si realizza con "un solo atto", ma richiede un cammino, continuo, costante, fedele. È come il viaggio dell'Esodo, nella liberazione che Dio opera nella nostra vita; c'è la Sua liberazione, ma c'è anche il nostro cammino verso la Terra Promessa, verso la nostra liberazione.
Con l'Enneagramma scopro che vi è in me un meccanismo (chiamato "trappola") nel quale cado in modo abituale e che sclerotizza il mio essere, anziché liberarlo; questo perché vivere da persone libere è davvero impegnativo: meglio rimanere schiavi tutta la vita; ricordi quante "lamentele" - nel ricordo delle "sicure" cipolle d'Egitto - sono nel viaggio di Israele nel deserto?
L'Enneagramma aiuterà il cammino della conversione facendo prendere coscienza che a me è chiesto qualcosa di definito per "portare frutto" (viene chiamata "idea divina"). Un esempio nel vangelo aiuterà la comprensione: prendiamo l'episodio di Marta e Maria che accolgono Gesù nella loro casa: Maria (Tipo Cinque) è persona dedita all'ascolto, non vuole perdere una sola parola di quelle che dirà Gesù; Marta (Tipo Due) è estremamente più pratica e accoglie Gesù "preparandogli da mangiare". Maria ha scelto la parte migliore? Certo, ma il "suo cammino di conversione" deve portare alla consapevolezza che "quanto ascolta" non è un tesoro geloso, ma "va condiviso"; Marta, da parte sua, deve capire che la sua gioia è far da mangiare a Gesù, non sono i complimenti che le farà e non è nemmeno che qualcuno si debba accorgere di lei: il suo cammino di conversione sarà quello di gioire del suo servizio. Tuttavia questo brano merita una verifica: proviamo a scambiare di posto alle due sorelle! Marta, ai piedi di Gesù, non sarà per niente attenta a quello che Gesù dice, tutta preoccupata dalle cose pratiche da fare e penserà a sua sorella che non sa fare da mangiare, fa bruciare tutto... Maria, da parte sua, farà davvero bruciare il mangiare perché starà pensando alle bellissime cose che Gesù sta dicendo, che lei si sta perdendo.
Ecco allora un'ultima provocazione: l'Enneagramma mi mostra il mio cammino, quello che mi è più congeniale, quello che - in me - porterà davvero frutto; posso anche continuare in Quaresima a non mangiare dolci, ma se provo a estirpare le mie manchevolezze, "preparo la strada" alla Grazia del Signore Gesù. Solo Lui è la vera liberazione della mia vita e di quella di tutti gli uomini; solo il Cristo con la sua Redenzione può salvare l'Uomo interamente.

Definiamo ora brevemente i due profili per ogni Tipo dell'Enneagramma: da una parte la "trappola" con poche indicazioni, dall'altra la "idea divina", attingendo dalla testimonianza della Parola di Dio.

La trappola del Tipo UNO è la sua idea di "perfezione"; più la cerca, più diventa intollerante.
L'idea divina è la dinamica della "crescita": accettare che le persone e le cose abbiano il loro tempo; Qoelet avverte (3,1ss): "Per ogni cosa c'è il suo tempo"; anche il Regno di Dio ha il suo tempo di realizzazione, che solo il Padre conosce.

La trappola del Tipo DUE è la sua idea di "servizio"; in realtà ama per ricevere amore.
L'idea divina è la dinamica della "Grazia"; è la scoperta che l'amore di Dio è un dono gratuito, ricevuto prima di aver fatto qualsiasi cosa per Lui (Mt. 10, 8b): "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".

La trappola del Tipo TER è la sua idea di "efficienza"; la vita è conseguire successi.
L'idea divina è la dinamica della "Speranza"; in essa si accetta la vita con i suoi successi e le sue contraddizioni. Pur sapendo che cosa lo attendeva, "Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme" (Lc. 9,51).

La trappola del Tipo QUATTRO è la sua "malinconia"; questo lo rende incapace di vivere nel presente.
L'idea divina si chiama "unione con Dio", fa esperienza della sensibilità di Dio nei suoi confronti e si sente "chiamato per nome" (l'episodio di Zaccheo - Lc. 19, 5-6; circa la sensibilità di Gesù cfr. ad esempio gli episodi della vedova di Nain - Lc. 7, 13 - e del pianto su Lazzaro - Gv. 11, 33).

La trappola del Tipo CINQUE è la "conoscenza", di cui ha sete insaziabile.
L'idea divina è invece la "provvidenza", cui affidarsi come gli uccelli del cielo e i gigli del campo perché nulla mancherà mai nella vita; infatti: "Il Padre vostro celeste sa di che cosa avete bisogno ancor prima che glielo chiediate" (Mt. 6, 8).

La trappola del Tipo SEI è la sua idea di "sicurezza": cerca regole cui aderire, magari anche in modo acritico.
L'idea divina della "Fede" viene in aiuto perché gli fa capire che è amato da Dio come un figlio, non perché è rigorosamente attaccato alla Legge. Gesù è modello di persona leale, che sa però assumere il rischio di trasformare la Legge ricevuta, nel comando dell'amore: "Avete inteso che fu detto agli antichi... ma io vi dico..." (Mt. 5, 17-48).

La trappola del Tipo SETTE si chiama "mondo ideale"; tutto è da lui pianificato perché sia "bello".
L'idea divina si chiama "cooperazione con Dio"; in essa il Sette impara ad affrontare la vita così come gli si propone; i Farisei volevano un Messia ascetico, invece Gesù vive i rapporti con estrema libertà: sa piangere con chi piange e ridere con chi ride: partecipa alle feste, anche con peccatori, notoriamente rifiutati dagli altri.

La trappola del Tipo OTTO si chiama "giustizia"; in realtà è la sua giustizia, che sa molto di vendetta.
L'idea divina si chiama "misericordia", che gli fa guardare con compassione chi commette il male; al contrario condanna l'errore come male. Gesù è esempio in questo, nel suo atteggiamento di benevolenza che aiuta colui che sbaglia a rialzarsi; abbiamo un esempio nell'episodio della lapidazione dell'adultera (Gv. 8, 10-11).

La trappola del Tipo NOVE si chiama "svilimento di sé": si sottrae perché pensa di non avere molte qualità.
L'idea divina si chiama "Carità" perché lo aiuta a sentirsi amato così come è. Proprio perché ci si sente amati senza confini da Dio, si può rispondere all'amore con l'amore; e questo amore sarà di straordinaria portata. Gesù ci manifesta questo amore smisurato ad esempio nei "discorsi d'addio" (Gv. 13-17).


Concludiamo: nella Bibbia abbiamo una figura privilegiata che esprime questo nostro cammino: è Giacobbe che deve lottare tutta la notte con Dio (non è forse una "notte" molte volta la nostra vita?!) per poter poi essere da Lui cambiato radicalmente, nel nome e nell'essere più interiore; magari anche portando nella carne un segno del combattimento fatto. Tuttavia il cristiano dovrebbe avere anche la piena consapevolezza di "non essere solo lungo il cammino"; è la grande promessa del Cristo prima del suo ritorno al Padre: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo" (Mt. 28, 20).


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