Visita nel grande nord: Bouna

Qualche tempo fa ho visitato la comunità cristiana di Bouna.E' stato padre Meynier, il parroco, ad invitarmi. "Vieni, mi aveva detto, vieni a trovare gli studenti della tua parrocchia, ce ne sono tanti al colleggio. Il vescovo vuole che ci siano questi incontri".
E così sono andato. Parto col catechista Albert per confermare nella fede altri fratelli. Albert è un "vecchio": autorità indiscussa, fede inossidabile. Sprizza vangelo da tutti i pori.

In viaggio

Partiamo al mattino verso le 9. Ci stanno davanti 280 km di pista. Quest'anno la stagione secca è cominciata presto. La pista è una polvere sola.
Una prima sosta a Tanda, poi via verso Bondoukou. Ci arriviamo che è quasi mezzogiorno. Volevamo prendere solo una rinfrescata e continuare, ma padre Pfister, il parroco, ci ha "costretti" a condividere con loro il pranzo. Il catechista Albert si ferma da un "fratello" di Koun, il maestro Benoît. Alle 13 riprendiamo il cammino. "Ci sono 170 km, ci dice padre Pfister, arriverete fra due ore e mezza".
Il traffico non è molto intenso, così possiamo lasciare aperti i finestrini. Quando incrociamo qualche macchina ci affrettiamo a chiuderli: è una nuvola di polvere che ci viene incontro ogni volta.

I compagni di viaggio: polvere e sole

I due nostri compagni di viaggio sono la polvere e il sole. Il pomeriggio non è il tempo più adatto per fare lunghi viaggi.
C'è attrono ancora qualche sprazzo di foresta chiara, specialmente sulle montagne di Bondoukou e dintorni. Il catechista Albert mi dice: "Vedi, quando ero giovane mio padre mi mandava qui nei villaggi di queste montagne avendere merce: sapone, profumi, collanine, mutandine, e la gente comprava. Conosco tutti questi villaggi. Allora lavoravo a Bondoukou Ho lavorato alla posta dal 1931 al 1936".
Lasciamo la foresta per la savana. La savana arborata ci accompagnerà per tutto il cammino. Dopo una settantina di km entriamo nei territori della missione di Nassian, dove regna padre Fuchs.

Segni di presenza cristiana

Vediamo sulla sinistra un cimitero con delle croci: segno che c'è una comunità cristiana nel villaggio. Poco dopo ecco chiesetta.
Ogni tanto una deviazione. Stanno ricostruendo il ponte. Ci fanno scendere nel greto del torrente per risalire dall'altra parte. Sul fondo hanno messo degli assi e pezzi di laterite per poter passare. Si transita senza troppa difficoltà. Da tempo non piove e l'acqua è poca.
La pista nell'insieme è buona. Ci sono soltanto due punti pericolosi: il fondo stradale è irto di ciotoli appuntiti. Si rischia di tagliare i pneumatici. Ogni volta che incrociamo un casolare o un villaggio si trovano ai lati della strada mucchi di grossi tuberi: sono ignami in vendita. Ne prenderemo al ritorno. Gli ignami del nord sono i più pregiati.
I villaggi che incontriamo ora non sono più compatti come i nostri villaggi anyi. Le abitazioni sono disseminate qua e là. Albert spiega: "Sono i Lobi, i loro villaggi sono costruiti così, una "sukala" qui, una laggiù, in mezzo alla savana, così non si bisticcia. Ogni abitazione è a un tiro di freccia dall'altra".

Arrivo a Bouna

Alle 16 siamo a Bouna. Il padre è assente. E' andato a fare delle compere per ...riceverci. Dopo parecchi minuti arriva. Una rinfrescata dentro e una più copiosa fuori. La doccia ti rimette in sesto. P.Meynier ha preparato due camere, una anche per il catechista Albert. Ma Albert preferisce andare da sua nipote. Lo accompagno. Era inatteso. Appena lo vedono urla di gioia da tutte le parti.
ci offrono una birra. Ci chiedono la nouvelle. Il padre è contento di conoscere la famiglia: sono tutti cattolici ma...non fanatici. In chiesa non li aveva mai visti. Intanto comincio ad incontrarmi con gli studenti di Koun. Alla sera avrò altri incontri.
Poco alla volta il padre mi partecipa i problemi della parrocchia. Padre Meynier è solo. Bouna è un grosso centro di circa 15mila abitanti. E ha un collegio con un migliaio di studenti. L'entroterra della parrocchia vastissimo: tre grandi settori con circa 400 villaggi: Lobi, Birifer, Koulango, tutti di prima evangelizzazione. Il padre lavora in una decina. Senza macchina, con una motocicletta. Il suo metodo: "Vado dove mi chiamano".

Un mondo aperto alla Parola

A Bouna città i cattolici sono sopratutto i funzionari dei vari servizi amministrativi. Vengono da ogni parte del paese. Frequentare la chiesa solo per le grandi feste. Un ambiente difficile, qualche volta ostico. C'è il problema del catecumenato nel colleggio che non si riesce a mettere in marcia. Intanto i Battisti sono ... perle del collegio. Hanno costruito proprio davanti un centro per accogliere gli studenti.
Da parte cattolica gli studenti si sono organizzati nella JEC (giovani studenti cattolici). Proprio la sera del nostro arrivo hanno avuto una riunione col padre. Fanno un buon lavoro di animazione liturgica. Padre Meynier ha intenzione di costruire un centro per accogliere gli studenti e i catecumeni dell'entro terra. Il grande problema resta l'evangelizzazione di tutti coloro che seguono la religione tradizionale. Il mondo Lobi e Birifor è totalmente disponibile. Basta andare verso di loro.
Andiamo a visitare due di queste comunità. Partiamo col catechista Albert. Andiamo nel settore Birifor.

I gruppi erranti

Il padre chiama queste comunità "gruppi oranti". Non sono ancora catecumeni, stanno per diventarlo, intanto imparano a pregare e a conoscere la parola di Dio. Non ci sono catechisti, ma solo animatori volontari. In un gruppo un ragazzo di una dozzina d'anni, in un altro un lebbroso adulto.
Ci avviamo sulla pista che conduce verso il Ghana. E' un piacere viaggiare. Il fondo stradale è stato rifatto da poco. Ad un certo punto entriamo in una pista laterale e quasi subito ci fermiamo. Sotto un grande albero un gruppo di uomini. Il padre ci invita a salutare il futuro erede del trono kulango di Bouna.
Ad un certo momento passiamo attraverso due mura di fuoco. Ai lati della pista la savana è in fiamme. E' uno spettacolo quasi dantesco. Sono i "fuochi di brousse". I contadini ne spiegheranno più tardi il significato: pulire il terreno e prepararlo per nuove colture, cacciare più facilmente la selvaggina, allontanare i serpenti, far crescere meglio l'erba per il bestiame. Inoltre lo choc termico stimola gli alberi karité e li fa produrre più abbondantemente il cosidetto "burro di karité.
Sulla pista incontriamo delle giovani. Stanno ritornando al villaggio d'origine: 24 km. Li avevano percorsi il giorno prima per recarsi a Bouna e vendere i loro prodotti. Avevano alloggiato alla missione dove il padre ha costruito un centro apposta. Padre Meynier commenta:"Un giorno ho aiutato una di queste ragazze a scaricare il suo bagaglio. Ho voluto pesarlo: 46 kg. 24 km con quel peso sulla testa. Poi ho pesato lei: 56 kg.

Pregare sotto l'albero

Fermiamo la macchina e ci inoltriamo in un piccolo sentiero. Dopo un centinaio di metri la prima abitazione dissimulata in mezzo alla vegetazione. Ancora avanti: si intravvedono qua e là varie dimore. Arriviamo. La gente ci aspettava. Sono là, sotto il grande albero, vicino alla casa.
E' qui che una volta la settimana si riuniscono per pregare.Sono andati in Ghana a cercare sussidi e a imparare canti dai loro "fratelli". Il padre viene una volta la settimana a dare la parola di Dio, ma non celebra mai l'eucaristia. Ogni membro del gruppo ha una tessera di orante. L'animatore fa un segno ogni volta che si riuniscono per pregare.
Di queste comunità ce ne sono parecchie. Di solito si radunano attorno al capo famiglia. L'evangelizzazione avviene a livello familiare. Quando il gruppo è abbastanza robusto tende a formarne altri. Qualche volontario parte altrove ed insegna ad altri fratelli a pregare. Quando il nuovo gruppo si è costituito si chiama il padre per ... autentificarlo. Come non pensare agli Atti degli Apostoli, ai discepoli di Cipro e di Cirene che si recano ad Antiochia ed annunciano la parola di Dio ai Greci...Poi la chiesa di Gerusalemme invia Barnaba che vede ciò che Dio ha operato, é pieno di gioia e domanda ai fratelli di restare fedeli al Signore (Atti 11,20-24).

Confermare i fratelli nella fede

Il catechista Albert parla a lungo a questi fratelli. Racconta come è arrivato alla fede, fa la storia della sua vita, poi parla del lavoro che fa nei nostri villaggi, parla dei nostri cristiani, li incoraggia a perseverare, a conoscere bene la parola di Dio, ad accogliere questo Dio che viene verso di loro per liberarli da tutte le loro paure.
Mentre parlava osservavo le espressioni dei loro volti: attoniti e commossi bevevano le sue parole. Poi alla fine una esplosione di canti, di alleluia. Grido anch'io con loro: alleluia, alleluia, amen, amen, amen, vieni Signore Gesù!