Problemi attorno ad una celebrazione

Kwame Yebua, il capo villaggio, viene a trovarmi. E' per darmi il benvenuto e farmi le condoglianze per la morte di mia madre. Dal mio arrivo non l'ho ancora visto. Mi dice che era già venuto qualche giono prima, ma non mi aveva trovato.

Condoglianze per la morte della madre

Lo accolgo sulla terrazza. Gli offro un bicchierino di wisky. Kwame Yebua è un anziano, in più è il nostro capo villaggio. Ne ha tutti i diritti. Prima di sorseggiare fa una preghiera a "nana Nyamian", l'Essere Supremo, alla madre terra, alle colline sacre del villaggio, all'antenato fondatore. Poi mi chiede la "nouvelle", cioè gli avvenimenti accaduti durante la mia assenza in italia. Tutti sanno, ma bisogna dire, parlare, raccontare. Siamo in civiltà orali, e la parola è sovrana.
Avevo già preparato un discorsetto in lingua sull'aereo. Sapevo che avrei dovuto farlo al mio arrivo ad Abidjan, quando gli oriundidel villaggio mi avrebbero accolto. Rifaccio pressapoco lo stesso discorso spiegando che ho dovuto partire perchè mia mamma era molto ammalata. L'abbiamo curata a lungo, a lungo, ma alla fine Dio se l'è presa. Anche mio padre era molto ammalato, ma grazie a Dio e ai dottori ora sta meglio. Visto com'erano le cose ho chiesto il permesso di partire. Me lo hanno accordato. Ho preso l'aereo e sono arrivato ad Abidjan poi qualche giorno fa sono salito a Koun. Ora sono qui e spero di rimanere a lungo.
Mi stringe di nuovo la mano, mi dà il benvenuto, mi presenta le condoglianze ufficiali.

La festa degli ignami

Gli chiedo notizie del villaggio. So che fra qualche giorno avrà luogo la festa degli ignami. Chiedo se andrà alla fonte per le purificazioni rituali. Mi risponde: "No, anche quest'anno non andrò, faremo soltanto i sacrifici. Sai, essere portato sulla lettiga significa fare festa, essere contenti, i giovani ti acclamano. Come posso avere il cuore fresco dopo tutto quello che è successo? Lo sai che durante la tua assenza è morto il vecchio Paul, qualche mese prima era morto Antoine, al villaggio ci sono troppe morti, troppe malattie, no, non andremo alla fonte".
Anche lo scorso anno non era andato. Era appena morto il suo portavoce, Yao Prao. Così pure l'anno precedente. Sempre a causa della morte.
Gli chiedo se è d'accordo che si vada, come gli altri anni, nella sua corte per iniziare la festa con una preghiera. Sorride e annuisce.

Non si puó fermare la morte

Qualche giorno dopo passo a trovare Kwame Amorofi, il capo degli Abron. Anche lui mi dice che farà la festa in edizione ridotta. Niente cortei, niente acclamazioni, niente purificazioni, solo i sacrifici agli antenati. E dati i tempi duri non ci sarà neppure il montone per il sacrificio al seggio ancestrale, ma solo alcuni polli. Anche gli ignami quest'anno non sono ancora maturi, e quei pochi che ci sono costano cari. Il giorno prima della festa trovo Albert Koabenan che esce dalla corte del capo villaggio. Gli chiedo informazioni sullo svolgimento della festa.
Mi dice:" Sai, sono io che comando tutti (voleva dire che è il vecchio più vecchio), gli anziani mi hanno invitato ad andare dal capo villaggio per persuaderlo a fare la festa completa, con il corteo, le abluzioni, i canti tradizionali, le acclamazioni. Lo sai che non voleva andare a causa delle varie morti. Ma non si può fermare la morte. Ce ne saranno sempre di morti. E poi ormai sono tre anni che non si va più alla sorgente per le purificazioni. Se anche quest'anno non si andrà, poi non si potrà più fare".
Il capo villaggio non è che l'esecutore della volontà del popolo. Il potere appartiene al gruppo. E'tutta la comunità che gli conferisce l'autorità nel giorno della sua intronizzazione, consegnandogli il seggio degli antenati, simbolo e supporto del potere reale.

Lo svolgimento della festa

Così la festa viene celebrata in tutto il suo splendore. Dopo la parte religiosa (preghiera reale, benedizione dei nuovi tuberi, Eucarestia), la comunità porta e acclama il suo sovrano per le vie del villaggio. Kwame Yebua è assiso nella "monga", la lettiga reale, ricoperto di un manto policromo e di tutti gli attributi della sovranità: corona, sandaletti dorati, catena d'oro con pendagli, bracciali, anelli. Accanto il portavoce con la "kpoma" (una specie di lungo pastorale di legno dorato con disegni scolpiti raffiguranti alcuni proverbi) e due paggi con gli scettri e le scimitarre.
La cerimonia si svolge col rituale di sempre: abluzioni alla fonte, purificazioni della folla, processione per le strade del villaggio, sacrifici e pasto sacrificale agli antenati tutelari, distribuzione del vino di palma ai presenti.

Il disaccordo del sovrano degli Abron

Dopo la festa nella corte del sovrano bona, si passa da Kwame Amorofi, il capo degli Abron. I giovani arrivano davanti al sovrano con la lettiga: vogliono condurlo alla sorgente per le purificazioni.
Kwme Amorofi è la assiso sotto la veranda della sua corte. Ha accanto le due mogli e un gruppo di donne biancovestite che lo acclamano. Il sovrano non cede. Dice che non si lascerà portare.
I giovani e le donne lo acclamano: le donne sventolano fazzoletti bianchi cantando una nenia antica. I giovani alzano e abbassano la lettiga per invitarlo ad adagiarsi dentro. Non c'è niente da fare. La schermaglia dura una quindicina di minuti. Alla fine i giovani si ritirano e cominciano i sacrifici. Niente montone. Solo polli. Quest'anno le cose vanno veramente male.

Il parere del vecchio Albert

Il vecchio Albert più tardi mi spiegherà: "Se va alla fonte, al ritorno deve offrire una bottiglia di gyn agli antenati, e lui non aveva i soldi per comperarla, così almeno diceva. Ma la colpa è sua, sottolinea Albert. Non è stato capace di organizzare la festa. Non è mica lui solo che deve far fronte alle spese. Prima della festa doveva riunire i membri della sua famiglia, gli anziani, ognuno avrebbe versato qualcosa, così avrebbe potuto comperare il montone, il gyn, le varie bevande da offrire ai presenti. Come ho fatto io, aggiunge Albert. Ho riunito i miei figli. Tutti hanno dato qualcosa, così ho comperato un montone da offrire a Kéré Kwadio, sai il sacerdote della terra morto lo scorso anno, quello che ha chiesto il battesimo prima di morire. Poi ho preso anche due damigiane di vino di palma. Lo berremo tutti insieme ricordando Kéré Kwadio, è come se facessimo ancora i suoi funerali".