Una morte funesta
Caduta in campo di battaglia



Ero assente da alcuni giorni. Stavo visitando alcuni villaggi della missione. Rientro verso la 17.
All'entrata del villaggio noto qualcosa di insolito. Un folto assembramento di gente attorno ad una casa, e parecchie donne vestite unicamente con un gonnellino bianco. Chiedo cosa succede.
Mi danno la notizia.
Caterina Akua, in stato di avanzata gravidanza, è morta improvvisamente.


Come un soldato in guerra

Aveva già un bambino di circa quattro anni.
L'aveva avuto con un maestro di Brukro, villaggio ad una ventina di km da Koun Abronso, dove risiedo.
Recentemente Caterina si era legata con Pascal, un giovane di Koun Abronso, già unito ad un'altra donna.
Ogni tanto Caterina veniva a trascorrere alcuni giorni a Koun Abronso.
E' qui che è colta da dolori improvvisi. Le forze le vengono a mancare.
Trasportata alla maternità di Tanda, ad una quarantina di km da Koun Abronso, muore nelle braccia della suora mentre cercava di farle una flebo. "Non ho mai visto una morte così strana, mi è rimasta fra le braccia, il volto esangue, forse è morta avvelenata", mi diceva la suora qualche tempo dopo.
Mi preparo a partire per il villaggio della defunta.
Il tempo di fare una doccia e sono pronto. Pur vivendo in situazione irregolare tutta la famiglia di Caterina, lei compresa, è cristiana.
Quando vado nel loro villaggio è la mamma di Caterina che mi prepara da mangiare, qualche volta è lei stessa.

La danza mume

Sta per partire quando improvvise risuonano delle grida.
Vedo sulla pista che traversa il villaggio il gruppo di donne col gonnellino bianco che passeggiano con fronde, accette, falci, bastoni: cantano, urlano, gesticolano.
Si fermano all'uscita del villaggio, sulla strada che porta verso il villaggio di Caterina.
Sbarrano al strada con le fronde sacre a Tano, una divinità aquatica della zona.
Impediscono che la morte entri nel villaggio a mietere altre vittime, in modo particolare altre giovani madri. La morte di una donna incinta scuote tutto il villaggio e mette in moto una serie di rituali di difesa. E' una forza viva che se ne va, una donna generatrice, una donna che non ha ancora sufficientemente vissuto e "prodotto". Tutto il gruppo corre allora ai ripari e difende il valore più grande che possiede: la vita.

Morte sempre in agguato

La donna che muore incinta o di parto, è considerata un soldato che cade sul campo di battaglia, mentre compie il suo dovere più sacro.
Dicono gli anziani: "tutti coloro che partono in guerra sperano poter ritornare, ma la morte è in agguato e colpirà parecchi.
La stessa cosa succede per una donna che "entra" in gravidanza: essa parte per la guerra.
Se muore si dirà che ha lottato, ma è stata come fulminata".
Le donne in età di aver figli danzano tre volte al giorno, all'alba, a mezzogiorno, al tramonto, mume, una danza di guerra.
Esse percorreranno le vie del villaggio durante sette giorni imprecando contro la morte.
Altrettanto faranno le donne dei villaggi vicini. Durante questo tempo esse si asterranno da ogni relazione sessuale e da ogni lavoro.
Arrivo a Brukro al calar della sera.
Mi accoglie lo stesso corteo di donne biancovestite che danzano lungo la pista all'entrata del villaggio.

La festa della morte

Il corpo di Caterina è esposto fuori dello spazio domestico, nella piazzetta adiacente la sua abitazione. Tutto il corpo è coperto da numerosi teli bianchi, solo il viso è scoperto. A fianco un canestro colmo di tessuti multicolori. Seguiranno il cadavere nella fossa.
Attorno, sedute o allungate a terra, un nugolo di donne.
Dalle loro bocche escono ininterrottamente gemiti, lamenti, qualche volta urla. Altre passeggiano nei paraggi dimenandosi e gesticolando.
Ogni tanto arriva un grosso camion che riversa nella piazza un "pieno" di gente.
Sono i parenti di Koun Abronso che vengono per i funerali. La solidarietà in questi casi è davvero esemplare.
Mentre col catechista Alberto cerco di far pregare i presenti, sopraggiunge improvviso un gruppo di giovani, fra i quali c'è il "fidanzato" di Caterina. Si buttano a terra vicino al cadavere. Si avvoltolano nella polvere, lanciando urla e prolungati lamenti. E' così che manifestano il loro dolore.
I cristiani del villaggio si sono riuniti attorno al cadavere e improvvisano una veglia funebre, a base di canti, preghiere, danze, pianti.

L'operazione notturna

La notte sta per calare, ma si attende ancora prima dell'inumazione.
Chiedo il motivo. Caterina non può essere sepolta nel suo stato, deve prima essere "operata".
Una donna incinta non può essere sepolta col bimbo in grembo.
Domando se posso partecipare all'operazione. Non dicono di "no", la risposta sembra quasi affermativa, ma comprendo che in fondo non lo desiderano. Non insisto.
D'altronde avverrà molto tardi nella notte, al cimitero, dentro alla fossa.
Il "chirurgo" sarà accompagnato soltanto da qualche vecchio. Nessuna donna potrà assistere.
Con un taglio cesareo il feto viene estratto dal seno della madre e deposto accanto.
Durante l'operazione si deve fare attenzione che il coltello non tocchi il feto, altrimenti sarebbe una grande disgrazia.
Le esalazioni cadaveriche sono temperate con tabacco e con kutuku, alcool di fabbricazione locale a forte gradazione. Prima dell'operazione si fa bere al "chirurgo" una abbondante quantità di alcool.
Chiedo a Koabenan Kra:
"Come mai si procede a questa operazione "?
Risponde:
"Se il feto rimanesse nel grembo della madre, allorché questo scoppia, entrerebbero nel villaggio gravi malattie". "
Ma per quale ragione capitano queste malattie, quale ne è la causa, dato che i due cadaveri sono sepolti, insisto io con la mia mentalità da bianco.
"Come non sappiamo, però siamo sicuri che se non facessimo così capiterebbero grandi calamità nel villaggio".
Capisco che è inutile chiedere di più.

Le vere ragioni

Più tardi Albert Koabenan, un anziano di Koun Abronso, mi fornirà le ragioni.
Esse sono di tre ordini. Conoscere il sesso del nascituro, separare i due corpi perché il cadavere di una persona non può servire da bara ad un'altra, impedire che una tale sventura si ripeta.
Se si lasciasse il feto nel grembo della madre sarebbe un invito per la morte a rinnovare altri casi del genere.
Il bambino morto in tali circostanze ritornerà nel mondo degli uomini portando con sé la stessa ipoteca di morte sulla futura madre.
Estraendo il feto e inumandolo come un umano, esso potrà ritornare normalmente nel grembo di un'altra donna e vivere.