A peso d'oro

Un'altra conversazione, sulla terrazza della missione, con Kwame Yebua, capo villaggio di Koun Abronso, un villaggio anyi-abron situato in zona forestale, nella parte centro-orientale del paese, ad una trentina di km dal Ghana. Il vecchio capo villaggio viene spesso alla missione. Racconta storie del passato, ricordi della sua infanzia, ricordi sentiti dai suoi familiari.

Damigiane di polvere d'oro

"Una volta andavamo ad Aboisso (un grosso borgo sul litorale vicino al Ghana) per comperare il sale. Laggiù c'era un mercato permanente. Ognuno portava la sua merce. I mercanti ashanti vendevano secchi di metallo, polvere da sparo, sale, bacinelle di rame, damigiane. Era in queste damigiane che si metteva la polvere d'oro. Si nascondevano e non si guastavano mai. Fin quando rimanevano sotterrate nessuno poteva vederle e rubarle. Gli Ashanti vendevano anche fucili, gli Nzima portavano il sale preparato da noi stessi. Per gli scambi ci servivamo della polvere d'oro. Era con la polvere d'oro che, prima dell'arrivo dei bianchi, acquistavamo ogni genere di merce. Prendevamo una bilancia e pesavamo la polvere d'oro fino ad ottenere un ta (52 g.), poi la si toglieva e si comperava in quel modo".

Erano soltanto i Re (degli Abron, degli Anyi, degli Ashanti), e i grandi capi clan che un tempo possedevano "damigiane" piene d'oro. Di solito la quantità a disposizione dei capi villaggio, dei capi famiglia, era più modesta, e si teneva in scatolette di rame o di bronzo conservate nello dja familiare.

Lo dja familiare

pesi geometrici

Kwame Yebua ha ancora il suo dja. Esso non gli appartiene. E' il tesoro della famiglia. L'avevo visto più volte durante la festa degli ignami. Il pacchetto nero contenente lo dja era deposto accanto al seggio degli antenati e riceveva la sua porzione di bevanda, di cibo, e di sangue delle vittime offerte. Non ne avevo mai visto il contenuto. Sapevo che c'erano le scatole con la polvere d'oro, i pesi per pesare l'oro, con tutti gli annessi: bilancia, cucchiai ecc.. Avevo chiesto più volte a Kwame Yebua di aprirlo davanti a me, di mostrarmi quello che c'era dentro. In un modo o in un altro mi faceva capire che "era difficile, non si poteva, non era cosa sua". Così per due anni.

Poi un giorno mi manda a chiamare: "Domani è venerdì (giorno in cui non si va ai campi), vieni nel pomeriggio a casa mia con una bottiglia di Gin".

Nel mondo degli antenati

L'indomani sono da lui con il vecchio Albert. E' là nel cortile con alcuni notabili. Ci fa sedere accanto. Il suo portavoce mi chiede "la nouvelle". Albert prende la parola e dice che veniamo per salutarlo. Si parla del più e del meno. Albert gli offre la bottiglia di Gin. Il suo portavoce ne riempie un bicchierino e lo presenta al capo. Kwame Yebua si toglie i sandali, si annoda il manto attorno al ventre. Poi, versando il contenuto a terra, invoca i suoi predecessori. Chiede loro il permesso di aprire lo dja, di entrare nella loro vita, nella loro storia. Il dja è di proprietà del gruppo, come il resto del tesoro familiare. Lo ha ricevuto il giorno della sua intronizzazione e deve trasmetterlo al suo successore. Durante i suoi funerali ci sarà "l'ostensione" del tesoro, di tutti i capi: e si controllerà se non manca nulla. Aprire lo dja è aprire una pagina di storia, significa rendere presente questa storia, con tutto il positivo e negativo connesso. E la storia appartiene a coloro che l'hanno vissuta. Il sovrano invoca la loro benedizione, la loro protezione, quasi il "permesso" di evocare il loro passato.

Una pagina di storia

pesi geometrici

Dopo la libagione Kwame Yebua si alza entra nella camera dove tiene il bia bire, il seggio degli antenati, deposto in un bauletto con gli altri emblemi della sovranità. Esce con il pacchetto nero di pelle. Lo depone sul tavolinetto su cui, di solito, è servito il suo cibo, si siede accanto, poi, poco alla volta, lo apre. La parte esterna del pacchetto è un'orecchia d'elefante, mi spiega. All'interno c'è un sacchetto di pezza. Lo disfa e depone sul tavolino il contenuto: l'insieme dell'apparecchiatura per pesare l'oro composta da una serie di figurine e dagli altri oggetti necessari alla pesatura:

una bilancia: può pesare da una a 500 grammi d'oro;

una spatoletta in ottone: per prendere la polvere d'oro e deporla su uno dei piatti della bilancia;

un setaccio di metallo per misurare la dimensione dei grani di polvere d'oro;

una pietra di paragone di diaspro nero: utilizzata dagli orafi per controllare il tenore d'oro di un oggetto;

la spazzola: confezionata con la coda di un porcospino, serve per ripulire, dalla polvere d'oro, i diversi strumenti usati per pesare l'oro.

Le figurine geometriche

pesi geometrici

La parte più importante e più vistosa dello dja è costituita dalle figurine. Esse sono unicamente pesi per pesare l'oro ma possono essere considerate come "pesi moneta di cui si ammette convenzionalmente il valore ponderale e cui si dà valore monetario".Di fatto ogni figurina non ha unicamente un valore ponderale (come, ad esempio i nostri pesi di una volta da 100 gr. 500 gr. 1kg.), ma anche altri significati simbolici.

Kwame Yebua mi spiega: "Vedi, questi pesi sono tutte figurine una distinta dall'altra, su alcune ci sono dei disegni geometrici, su altre raffigurazioni diverse. Da noi quando uno voleva esprimere una idea, la materializzava in una figurina. Allora essa diventava un bene culturale, un bene di tutti. E' in questo modo che i nostri vecchi rendevano pubblica un'idea o un pensiero. E continua: "Poteva capitare che i re, per imporre qualche decreto, facessero fondere dei pesi che avessero dei significati simbolici. Certi pesi poi erano usati dai cantastorie per illustrare il significato dei loro racconti: essi servivano di mezzi di comunicazione de individuo ad individuo".

Unità ponderali

pesi geometrici

Ordinariamente però i pesi erano usati per gli scambi commerciali; non come monete, ma come equivalenti di una certa quantità di polvere d'oro dello stesso peso.

L'unità di base di questo sistema ponderale è dato dal seme di un arbusto (abrus precatorius). Multiplo di questo seme è il fagiolo bianco macchiato di punti neri, detto taku. Secondo il calcolo decimale esso corrisponde approssimativamente a 0,219 gr. Tutti gli altri valori della gamma sono multipli del taku. Da un punto di vista morfologico si possono raggruppare i pesi in due categorie distinte. La prima comprende forme geometriche, la seconda raffigurazioni umane, animali, vegetali, e altri oggetti diversi. Come si è accennato ogni peso, oltre al valore ponderale, ha anche un valore simbolico.

Filosofia akan

pesi geometrici

Diversi pesi geometrici raffigurano ed esprimono concetti della filosofia tradizionale akan, tramite ideogrammi convenzionali. Ecco alcuni:

1) Ideogramma di Adamangaman, creatore dell'universo. Esso simboleggia anche il potere divino del re, datore e garante della vita dei suoi sudditi.

2) Ideogramma della maternità. Questo segno è il simbolo della donna incinta. Essa ha la doppia vita, perché porta in sé un altro essere umano.

3) Una scala che evoca un proverbio: ogni uomo si arrampica sulla scala della morte. Simbolo della morte di ogni vivente. La morte non è la fine dell'essere animato, ma il momento del passaggio dalla vita di quaggiù a quella dell'aldilà. L'essere umano non muore, cambia soltanto di residenza.

4) Sentiero tortuoso. Simbolo della situazione critica e del domandarsi il significato di tutte le cose. Quando si segue un sentiero tortuoso si cambia continuamente di direzione e di orientamento. Il proverbio di questa figurina dice: in foresta nessun cammino è diritto, spesso passa vicino ad un albero, una montagna, una roccia, un corso d'acqua. Ad ogni ostacolo occorre fermarsi, ed orientare il senso della marcia per raggiungere la meta fissata.

I pesi-proverbio

pesi figurativi

I pesi della seconda categoria sono chiamati anche pesi-proverbio, dato che sono sempre datori di messaggi. Qualche esempio:

. personaggio seduto su di un seggio riservato ai capi: invito all'ubbidienza all'autorità e al rispetto delle leggi.

. personaggio che batte un tamburo: non c'è nessun sentiero dove non passa il linguaggio tamburinato.

. serpente allungato: colui che è stato morsicato una volta da un serpente, quando vede un verme ha paura.

. coccodrillo: quando si è mezzo ad un fiume non si insulta il coccodrillo.

. due coccodrilli incrociati: allusione all'unità del gruppo; le bocche sono diverse, ma il ventre è unico.

. pesce sega (si trova sulle monete cfa da 5, 10, 25 franchi): evoca l'idea della prosperità e dell'azione permanente.

. gallo: simbolo dell'autorità paterna e familiare. Il gallo è il re del pollaio. Attorno a lui c'è sempre una progenitura numerosa.

. pantera con preda umana: quando sei vittima della pantera, essa ti tratta come vuole.

. peperoncino: si ritrova l'odore del peperoncino anche nella casseruola vuota.

. tubero d'igname: l'uomo è un igname che servirà di cibo alla terra.

. albero: l'albero che porta frutti su di un solo ramo rischia di spezzarsi.

. pallottole di fucile: la parola è simile ad una pallottola. Una volta partita non torna più indietro.

. olifante: quando senti il corno regale, ubbidisci all'appello del re.

. tamburo: la pelle dell'antilope che non segue sua madre finisce sempre sul tamburo.

. coltello: anche il coltello meglio affilato non raschia mai il suo manico.