Le tombe della bella morte

La tomba di Kwadio Dongo all'entrata di Dodassué

All'entrata del villaggio di Dodassué, un grande momumento funerario che si può vedere qui nella foto.  Sul frontespizio un nome: Kouadio Dongo, planteur a Dodassue. Il monumento è lì, ai bordi della strada, a ricordare la sua vita e a perennizzarne il ricordo. Colui che passa non può fare a meno di domandarsi a chi appartiene il monumento e ricordare il defunto.
Di questi monumenti se ne trovano un po' ovunque in tutta la Costa d'Avorio, ma sono una particolarità dei popoli akan, stanziati nella parte centro orientale e meridionale del paese. Infatti la maggioranza di queste tombe ad iconografia funeraria, si trova nella regione abron-anyi-baulé. Dodassué è un villaggio Anyi, situato nella sottoprefettura di Koun Fao .
Queste tombe hanno forma di casette dove il defunto è sepolto e troneggia, attorniato da una serie di statue. Il monumento é formato da quattro parti: l'interno dell'edificio che comprende: l'esposizione della salma, il suo entourage familiare, gli ornamenti murali dello spazio funebre; la soglia attraverso la quale si accede al monumento; lo spazio antistante la tomba luogo dove sono situate le statue; il frontone del monumento con messaggi specifici.

L'edificio

Le vedove del defunto Lo spazio compreso fra le tre mura e coperto dal tetto, è quello riservato al defunto e alla morte. L'elemento centrale è il letto mortuario, di fattura europea, sul quale riposa lo scomparso.

Attorno al letto ci sono le vedove, sedute per terra, nell'abbigliamento loro proprio: torso nudo, piedi allungati, mani poste fra le gambe. L'erede, o il figlio maggiore, è seduto su uno sgabello, col capo poggiato sulla mano. Atteggiamento che esprime il suo dolore, pena, stupore, indignazione davanti alla morte.
Se il defunto è un uomo, è coricato, sul lato destro, la testa rivolta verso la strada, gli occhi, di solito aperti, come per scrutare quelli che passano o che si avvicinano alla tomba. Se è una donna è coricata sul lato sinistro. Ognuno è così fissato nella posizione che fu la sua durante tutta la vita, quando si coricava nel letto coniugale.

Il defunto è rivestito di abiti sontuosi, porta al braccio, al collo, e sul capo, oggetti di valore: collane, anelli, bracciali, orologio, corona, ecc.
Le sembianze dei diversi personaggi corrispondo al loro ritratto reale. La tomba vuole essere un quadro di famiglia, una rappresentazione e continuazione di come si presentava il defunto al momento della morte. La rappresentazione di Kwadio Dongo all'interno della sua tomba Dopo la morte, la salma viene infatti esposta nel cortile interno della sua dimora, rivestita di abiti lussuosi, con tutte le insegne del suo stato, e composta in un volto sereno, tranquillo, in pace.
Il monumento funerario fa propria questa immagine idealizzata del defunto, la presenta a tutti, per perennizzarne la memoria.
Le pitture murali riproducono, di solito, motivi ricorrenti sui manti tradizionali, coi quali era decorata la corte funeraria al momento dell'esposizione della salma. Altre volte invece i dipinti rappresentano qualità dello scomparso, o ricordano avvenimenti importanti della sua vita .

La soglia

Generalmente, ai due lati d'ingresso della tomba, si trova una serie di statue, addossate al muro. Ci sono due categorie di personaggi: i guardiani del luogo e coloro che portano il lutto. Ogni defunto è come un Re, ricorda la tradizione, e come tale va onorato e rispettato. In casa di un sovrano non si entra facilmente. Ci sono servi o dignitari che accolgono l'ospite al suo arrivo, gli chiedono la , il motivo della visita, e lo lasciano entrare o no.
La stessa cosa avviene per le tombe. Una schiera di guardiani ne sorveglia l'entrata: leoni con le fauci insanguinate, soldati in tenuta di combattimento e il fucile in spalla, poliziotti con la pistola in pugno. Questi custodi ricordano ai curiosi e agli indiscreti che non si accede in questo luogo impunemente. Si entra in un ambiente di morte e di dolore. Il posto va rispettato e onorato, sotto pena di rappresaglie invisibili da parte del defunto.
Coloro che sono il lutto stanno presso l'entrata dell'edificio e sono sempre a coppie, uomo e donna. Essi hanno l'atteggiamento di coloro che sono in lutto: le mani dietro la nuca, o posate sul capo, tipico atteggiamento di coloro che piangono o che soffrono.
Accanto alle persone in lutto ce ne sono altre il cui compito è di consolare. Queste hanno tutte una mano sul ventre, e sono ritratte nelle posizioni più svariate: braccia sulla pancia, mento sostenuto da una mano, capo appoggiato su di una mano e una espressione di tristezza e di dolore, una mano levata in alto e un dito puntato verso il cielo, come se prendessero Dio a testimone.
Questo secondo gruppo di personaggi sono come la risposta vivente al pianto dei primi e rappresentano una delle preoccupazioni costanti della società: la consolazione di coloro che sono stati colpiti dalla perdita di uno dei loro cari.

Il piazzale

Battitori di tamburi nel piazzale della tomba

La parte antistante la tomba presenta una serie di statue, di simboli e di motivi, molto ampia. In certi monumenti le statue addossate alla soglia sono assenti, sono tutte nel cortile, come, ad esempio, nella tomba di Dodassué.
Da un monumento all'altro c'è una grande diversità di motivi, legati al personaggio che evocano. Le raffigurazioni possono essere raggruppate in alcune grandi categorie. La prima costituita dalla schiera dei guardiani. Una seconda raggruppa elementi di prestigio e simboli del potere: dignitari, servi, musicisti, battitori di tamburi, animali reali (leone, pantera, elefante), simboleggianti forza e potenza, oggetti che evocano la fecondità e la vita, ecc. Una terza rappresenta personaggi e simboli religiosi cristiani: libri sacri, angeli, preti in atteggiamenti di preghiera. Questi ultimi personaggi sono, di solito, copie stilizzate, o caricature, di figure missionarie europee. Una quarta serie è legata alla vita specifica del defunto: accanto ad un albero di cacao o di caffè se il defunto era un coltivatore, a cavallo col fucile in mano, e un branco di grossi animali attorno, se era cacciatore, ecc.
Le statue del piazzale hanno una funzione diversa da quelle della soglia. Esse tendono a ricordare, a mostrare ed immortalare le caratteristiche sociali e i valori umani essenziali che hanno marcato l'esistenza del defunto.

Il frontone

I frontoni sono di tre tipi. Il primo tipo è caratterizzato da simboli cristiani. Quello più ricorrente è la persona di Cristo, rappresentato con le braccia aperte e attorniato da angeli che si avvicinano presentandogli un calice. La missione di Cristo e degli angeli è duplice: portare il defunto in cielo, ricordando ad ogni uomo che deve adorare Dio se vorrà un in cielo; e ricolmare di favori i membri viventi della famiglia.
Il leone guardiano e protettore 
della dimora funebre

Un'altra serie di frontoni è caratterizzata da un motivo centrale raffigurante un seggio akan, sormontato da oggetti diversi: un albero, un elefante in miniatura, un leone, sciabole. Il seggio ha una simbologia importante: è l'emblema del potere, supporto della presenza tutelare degli avi. Possedere il seggio dell'antenato significa occupare il suo posto, ricevere i suoi poteri e la sua eredità. Dotare un monumento d'un seggio tradizionale significa offrire al defunto un nell'aldilà, cioè essere rispettato e onorato come lo era in terra.
La terza serie di frontoni è più sobria, ed è legata al nome del defunto piuttosto che ai simboli. Vi si vede il suo nome gravato nel cemento a grandi caratteri, e un angelo, o più angeli, che vegliano alle due estremità della facciata. L'intenzione fondamentale è quella di mettere in valore il nome dello scomparso, una delle preoccupazioni fondamentali dell'ideologia tradizionale.
Il nome è la gloria della persona, il riassunto del suo percorso terrestre, e del posto che ha occupato nella società. Questo nome non deve perdersi. Dimenticare il nome significa inviare il defunto nella folla di morti anonimi che sopravvivono senza gloria. Impresso nel cemento, il nome sfida per sempre l'oblio del tempo.
Questi monumenti si inseriscono in una corrente profonda e vitale dell'ideologia sociale. Essi servono ad indicare la riuscita di una vita e ad appagare il desiderio di una sopravvivenza piena e completa, i due elementi principali del progetto di vita tradizionale.
Ad assicurare la sopravvivenza contribuiscono molteplici fattori. Il più importante: una numerosa progenitura. I figli perpetuano il nome del defunto, ne evocano costantemente il ricordo, offrono sacrifici e libagioni in sua memoria. Egli ha realizzato la condizione fondamentale per sopravvivere in maniera piena nell'aldilà e si avvia ad ottenere lo statuto di antenato.
Una seconda condizione è di aver vissuto una esistenza . Questo imperativo induce gli anziani ad accumulare ricchezza, prestigio, potere. Il nome è legato al autorevolezza di una vita. Uno che ha pienamente della vita terrestre, che ha vissuto in pienezza la sua vita, potrà ottenere un posto autorevole nell'aldilà.
Un altro elemento importante: aver avuto funerali grandiosi. Per questo è necessario proteggere la propria salute per riuscire a percorrere fino in fondo la propria strada, ed essere stati giudicati in modo positivo dalla società. Certe persone pensano anche ai dettagli pratici della loro sepoltura: comprano i vestiti che indosseranno alla morte, acquistano la bara, e lasciano ai discendenti il denaro necessario per la loro morte in modo degno e solenne. Come Kwadio Dongo di Dodassué.
Il monumento funebre è la dimostrazione concreta del successo del defunto, l'ostentazione della sua ricchezza (accumulata grazie alle piantagioni di cacao e caffè), e dell'importanza del suo . A causa della durata dei materiali di costruzione (cemento e ferro), il suo nome può sfidare l'usura del tempo. Kwadio Dongo anche nella morte ha i mezzi per imporre la sua immagine di marca ai suoi, al di là del tempo limitato in cui la sua spoglia mortale era stata esposta durante le celebrazioni funebri. Ormai il suo volto, fedelmente rappresentato dalla statua, non si scompone più.
Attraverso il monumento continua a comunicare con coloro che gli stanno attorno. Ricorda la sua presenza, il suo lavoro, le sue fatiche, il suo successo e prestigio di quando era sulla terra. A loro volta i viventi lo onorano presentandogli preghiere ed offerte in sacrificio e danno il suo nome ai bambini che nascono nella sua famiglia.
Questi monumenti hanno fatto sorgere alcune nuove pratiche simili a quelle che il cristianesimo ha conosciuto ai suoi inizi. All'epoca dei martiri esisteva la tendenza a farsi seppellire accanto alla loro tomba per beneficiare, più da vicino, del loro intervento e della loro protezione. Oggi in paese anyi e abron alcuni si fanno inumare accanto ad un parente prestigioso per sopravvivere nell'ambito del suo nome e delle sue vestigia. Da monumento individuale l'edificio diventa tomba di famiglia, manifestazione del prestigio del lignaggio.