Diventare madre e donna generatrice

Tra I numerosi riti di passaggio che seguono la vita sociale e religiosa del gruppo Anyi-Bona della costa d'Avorio, particolare rilevanza ha il "Kognan", una specie i festa della mamma che ha luogo quando la donna sta per avere la sua prima creatura.

Si chiama Yaa Bongo Rosalie. E' una giovane di Koun Abronso. Ha circa 18 anni. E' in stato di avanzata gravidanza, e il momento della "grande festa" è arrivato, il Kognan: una specie di rito di passaggio cui ogni ragazza deve sottomettersi quando diventa madre per la prima volta. Dopo questo rito è accolta nel novero delle donne adulte.

Questa cerimonia ha luogo verso il sesto-settimo mese di gravidanza. Praticamente è ciò che resta dell'antico rito del matrimonio tradizionale che durava 7 giorni. Ora esso si riduce a tre giorni, e alle volte si condensano tutte le cerimonie in uno solo. Ancora oggi tutte le ragazze che diventano madri per la prima volta devono passare attraverso questa cerimonia, altrimenti... il loro bambino morirà.

La prima toilette

Arrivo nell'abitazione della festeggiata al mattino presto. Il cortile pullula di gente. Le matrone della famiglia materna stanno adornando la giovane con una serie di monili. La futura madre ha già ai polsi una dozzina di braccialetti e un'altra serie alle gambe. Se la giovane appartiene ad una famiglia di capi viene adornata anche con bracciali d'oro, anelli e altri gioielli.

La toilette della sposa è particolarmente accurata e dura a lungo. Le catenine, i bracciali, le collane di perle vengono controllati dalle anziane presenti e alcuni addirittura confezionati sul momento. Si scelgono le perle e si infilano in una cordicella facendo ben attenzione all'ordine in cui vengono messe: alcune hanno un nome e un significato particolare e spesso sono legate ad un proverbio.

Una festa di tutti

Ogni tanto delle donne entrano nel cortile: é un coro continuo di saluti. Tutte si sentono parte attiva della festa: arrivano, si avvicinano, salutano la festeggiata, poi si rivolgono a tutti i presenti cominciando dalla più anziana, osservano attentamente ciò che si sta facendo, dando qualche consiglio, fanno commenti e se ne vanno.

Un gruppo di coetanee sta riducendo in pastetta una grande quantità di arachidi che serviranno per preparare la salsa. Le arachidi vengono prima abbrustolite poi schiacciate con una bottiglia, che si usa a mo' di mattarello, fino ad ottenere una pasta densa.

Le amiche della giovane si danno il cambio in questo lavoro. Sono tutte presenti: è venerdì, giorno consacrato alla terra, e non si va ai campi. Sul fuoco sta bollendo un'enorme pentola piena di acqua. Accanto un catino pieno di farina di mais.

Tempi difficili

Mi dicono: "I tempi sono difficili, siamo in piena carestia, non abbiamo ignami per preparare il futu (igname bollito e ridotto in un grosso pane; consumato con salse diverse è il piatto fondamentale della popolazione agni-bona), ci dobbiamo accontentare del to (specie di polenta a base di mais bianco) per distribuirlo poi a tutto il villaggio".

Caratteristica fondamentale della festa è appunto la sua estensione a tutto il villaggio, che con la giovane accoglie una nuova forza viva. Si direbbe che in questi giorni la ragazza passa il suo esame di idoneità: ormai è atta a svolgere il suo ruolo di procreatrice, ha acquisito completamente il suo status sociale. Segno di questa partecipazione comunitaria sono, ad esempio, i regali che la giovane riceve per l'occasione. Accanto a lei c'è infatti una cesta piena di toghe a manti policromi che le anziane del villaggio le hanno offerto.

La giovane sposa è pronta. La sua amica intima (ogni ragazza ne ha una), tenendo in mano una specie di slip rosso e un collare composto da 99 collanine di perle l'accompagna a fare il bagno.

Il sacrificio dell'agnello

Entra accompagnata dalla sua amica che la laverà da tutta la "sporcizia" accumulata sul suo corpo. Nel caso la sporcizia è sinonimo di male. La sua colpa maggiore è quella di aver offeso la terra. Quando la ragazza diventa madre per la prima volta, al di fuori delle norme tradizionali, ad esempio senza un fidanzato regolare designato dagli anziani, deve offrire un agnello alla terra. Di solito è il ragazzo che l'ha resa madre che lo offre, oppure qualcuno della sua famiglia paterna. Sarà l'asièsofwè, il sacerdote della terra, che immolerà l'animale ai piedi dell'albero destinato ai sacrifici. Una volta sgozzato, una volta che la terra ha ricevuto il suo sangue, l'animale sarà diviso fra gli adulti del villaggio. E' questo uno dei momenti centrali della festa.

Dopo il bagno purificatore e rigeneratore l'amica riveste la sposa dei suoi indumenti. Appende ai fianchi le 99 collanine che formano una grossa cintura a cui viene annodato quella specie di slip rosso. Questo indumento intimo ha una simbologia sessuale precisa. E' un tessuto rosso costellato da una serie di foglie con al centro una marmitta nella quale viene versato un liquido: la donna riceve nel suo grembo il seme maschile per cui viene paragonata ad una marmitta nella quale si versa il cibo da cuocere. La donna "cuoce" durante la gravidanza il suo bimbo.

"Una regina sul trono"

La donna viene poi rivestita di un manto bianco, simbolo dell'avvenuta purificazione, dello stato di purità richiesto per procedere alle altre fasi della cerimonia. Così rivestita viene accompagnata nel cortile, dove si siede su di un seggio tradizionale particolarmente significativo: un uomo sdraiato ne forma la parte inferiore; quella superiore è composta dalle mani dell'uomo, protese verso l'alto, sulle quali poggia un bacile. E' su questo seggio che la giovane sposa si siederà. Il seggio a sua volta poggia sulla pelle di un capretto. Accanto alla sposa ci saranno due bambine chiamate atoman: hanno funzione di paggio, di far corona alla giovane, considerata nei giorni della festa un po' come la regina del villaggio.

In un angolo una donna pesta in un mortaio dei gusci d'uovo. La polvere così ottenuta è mescolata con olio di palma: ne esce una poltiglia rossastra con grumi gialli. La simbologia dell'uovo, luogo in cui germina la vita, è trasparente. A questa mistura vengono aggiunte essenze profumate. L'unguento viene sparso sul corpo della ragazza e delle due bambine.

Simboli e realtà

Affua Antoinette, la matrona che dirige la cerimonia, procede alla decorazione definitiva della festeggiata. Riduce in poltiglia una mistura di foglie fino a farne uscire un succo verde col quale ne decora il volto con una serie di disegni. A parte si è preparato un altro unguento con 7 ingredienti diversi. Servirà per disegnare dei boccioli di fiore sul corpo della sposa e sulle bambine, una decorazione eseguita con minuzia e raffinatezza, che culmina con la stilizzazione di un infante sul dorso della sposa. Al centro di un giardino di fiori spicca in bianco un bimbo: è il segno visibile del figlio che porta in grembo.

bimbo sul dorso

In una enorme pentola sta intanto cuocendo la polenta. E' uno spettacolo da vedersi: le donne si danno il cambio a rimescolare continuamente con tre grossi pestelli. Alla fine due vecchie tolgono manciate di polenta e la depongono in catini d'acqua. Si formano così dei piccoli pani che verranno distribuiti in tutto il villaggio assieme alla salsa di arachidi. Sarà la sposa con le sue accompagnatrici a gustarne per prima e dopo di lei, il padre di colui che ha reso madre la ragazza, il capo villaggio, il capo dei giovani, gli anziani e tutti gli altri.

Per l'intera giornata la giovane, così decorata, rimarrà sdraiata su di un pagliericcio, sotto una tettoia, con a fianco alcune amiche e un giradischi a pile. La gente viene, entra, saluta, si ferma qualche istante.

Alcuni le siedono accanto, scambiano convenevoli, la complimentano per i regali ricevuti, per i gioielli che porta, per la sua acconciatura. La sera, verso le 20, le ragazze del villaggio, guidate da alcune anziane, ritornano nei paraggi della sua abitazione per danzare in suo onore. Si danza in cerchio, ciascuna gettandosi nelle braccia di una compagna e pronunciando il nome di un giovane amato, reale o fittizio.