Gli scambi commerciali sono stati praticati per lungo tempo con il sistema del baratto. Ma poco a poco,
certe derrate rare e molto pregiate divennero unità di conto: sale, noce di cola, oro, perle, stoffe, oggetti
metallici, ecc.Sembra siano stati gli Arabi ad introdurre, con il commercio carovaniero, i valori
fiduciari in Africa Nera: il cauri ne è l'esempio tipico.
A partire dal XVI secolo, i navigatori europei presero attivamente parte a questo tipo di commercio
proponendo ai loro soci stoffe, perle e le famose maniglie: questi anelli di rame fabbricati in Europa
fornivano alla metallurgia locale una parte della sua materia prima.
Al giorno d'oggi, fatte rare eccezioni, queste monete sono fuori corso e sono diventate oggetti
ornamentali e, a volte, di culto.
L'oro è entrato da molto tempo nei circuiti dell'economia africana, ed è la richiesta di questo metallo
prezioso che convince, almeno in parte, gli Arabi e poi gli Europei ad interessarsi all'Africa. Non si dice
forse che Kankan Moussa, imperatore del Mali nel XIV secolo, provocò una terribile inflazione
inondando il mercato del Cairo con dieci/dodici tonnellate d'oro?
La Costa d'Oro (oggi Ghana), incrementò una "civilizzazione dell'oro" che sconfinò nell'attuale Costa
d'Avorio in favore delle migrazioni di diverse fazioni del regno ashanti. L'oro serviva si a certe
transazioni commerciali, ma fu anche a servizio dell'ideologia dei poteri sul posto. Solo le famiglie
nobili potevano possederlo e farlo lavorare dai fabbri. Parallelamente, alcune popolazioni del gruppo
Akan inventarono un sistema di peso originale, di cui il museo presenta una notevole collezione.
Questi pesi per pesare l'oro non hanno solo una funzione ponderale. Sia che i loro motivi ornamentali siano astratti o figurativi, hanno un significato. Così la svastica simboleggia la dualità degli elementi del mondo: morte/vita, bene/male, maschio/femmina.. Gruppi di uccelli appollaiati insieme spiegano il proverbio "Gli uccelli con lo stesso piumaggio si uniscono", evocazione della solidarietà tribale e famigliare: era anche uno degli emblemi della nazione ashanti.
Il proprietario di una serie di questi pesi possedeva dunque non solo degli oggetti funzionali, ma disponeva in qualche modo di una "biblioteca" che permetteva di memorizzare un sapere quasi
enciclopedico. Modellati secondo il procedimento della cera persa, i pesi akan per pesare l'oro erano calibrati con il piccolo seme d'Abrus precatorius, o a volte con chicchi di riso non decorticati.
L'organizzazione politica |
L'organizzazione politica varia molto da una regione all'altra. In genere, le savane hanno favorito lo sviluppo di grandi stati mentre la foresta, dove è più difficile circolare e quindi intraprendere grandi conquiste, è il dominio di piccoli nuclei contadini.
Ma in entrambi i casi, si trovano delle costanti: in un modo o nell'altro, il potere è in mano ai vecchi e fa riferimento agli antenati fondatori. Sono quindi possibili tutte le varianti. A partire dalla quasi anarchia delle popolazioni paleonigritiche fino ai vasti imperi saheliani fortemente segnati dalla presenza
dell'Islam.
Coloro che detengono il potere non hanno solo il compito di dirigere gli eserciti e mantenere l'ordine: devono anche fare in modo che il loro popolo sia in armonia con il cosmo, e sono dunque investiti di una missione di ordine religioso. Troviamo qui uno dei tratti caratteristici dell'anima africana: l'individuo esiste solo con riferimento al gruppo e, più ampiamente, all'universo visibile ed invisibile. E' importante dunque che il gioco delle regole sociali favorisca questo inserimento dove il religioso sostenga naturalmente il profano.
Le credenze, i riti, ma anche la parola e le arti plastiche hanno la funzione di giustificare e perpetuare l'ordine stabilito. Sono un linguaggio simbolico difficilmente accessibile ai non iniziati.
Le insegne del potere manifestano qualche aspetto dell'ideologia che le sottende. Così, il parasole ricorda che il re è per il suo popolo il garante della sua sicurezza. L'elefante, il leone, il leopardo, esprimono la grande potenza del sovrano, mentre il camaleonte evoca la prudenza.
Le recades, o bastoni di comando, dei re del Dahomey, sono la stilizzazione di un'arma tradizionale. Sono sovente decorati con un emblema metallico che evoca frequentemente un grande avvenimento storico. Dopo le sconfitte militari subite da suo padre, il re Glélé adottò come divisa il lucchetto, per significare che il suo regno sarà ermeticamente chiuso alle aggressioni esterne.
In numerosi luoghi, il simbolo primario del potere è il trono. Le forme sono diverse ma sempre cariche di significato. Presso gli Akan, per esempio, i troni dei capi più valorosi, dopo la loro morte, sono consacrati come altari per i sacrifici. Diventano allora l'elemento essenziale del "tesoro reale" e sono circondati dalle cure più attente. Guai a colui che non sarà capace di conservare l'integrità di questi seggi ancestrali! Perderebbe letteralmente il suo potere e sarebbe immediatamente destituito...
A livello della parola, il ricorso ai proverbi è un altro modo per manifestare il potere, poiché colui che domina il simbolismo della parola non è soltanto un abile oratore: dispone di un'arma molto efficace! In poche parole, è capace di mettere fine ad una interminabile discussione.
La musica costituisce uno degli aspetti principali dell'espressione artistica dell'Africa Nera. D'altronde, molto prima delle sculture, ha attirato l'attenzione dei viaggiatori europei che, ben presto, hanno riconosciuto l'attitudine degli Africani ad esprimersi in questo modo. In Africa, la danza viene quasi sempre associata alla musica: è sufficiente qualche battuta musicale perché, spontaneamente, i corpi si immergano nel ritmo.
Se certi tipi di canti hanno un ruolo puramente ludico, sovente hanno una potente forza evocatrice. I lamenti funebri raccontano la vita del defunto e ricordano le imprese degli antenati. Le culle sono per le donne l'occasione per esprimere il loro amore materno e la loro fierezza di essere madri. Le danze notturne delle ragazze, a volte molto realiste, fanno parte del ciclo dell'educazione sentimentale. le epopee cantate dagli stregoni, dove i miti si collegano alla realtà, narrano gli avvenimenti che hanno segnato la storia di un popolo ed esaltano il potere sul posto.
Il canto, la musica e la danza sono dunque un linguaggio spesso simbolico, che ci induce a costatare ancora una volta che in Africa l'arte per l'arte non esiste ma è sempre subordinata a una ideologia o a una necessità del momento.
Gli strumenti musicali sono molto vari. Ma l'essenziale di un'orchestra tradizionale è formata da
strumenti ritmici di forme e materiali molto diversi: sonagli, braccialetti a campanelli e ogni specie di tamburi di cui alcuni sono i famosi "tam tam parlanti". Questi ultimi, il cui linguaggio oggi è capito solo dagli anziani, servivano soprattutto durante i riti tradizionali nel corso dei i quali distillavano le lodi dei notabili e riferivano gli avvenimenti più significativi della storia locale.
Abbondano gli strumenti a corda: il più conosciuto è la cora, specie di grande arpa utilizzata nelle regioni sudanesi. L'arco musicale è più conosciuto in foresta.
Lo xilofono, chiamato balafon in Africa Occidentale, è generalmente formato da stecche intagliate in un legno speciale e accorpate in un'intelaiatura che sostiene delle zucche che servono da risonatore.
Le corde della sanza sono sostituite da lamelle di legno o di metallo fissate su una cassa di risonanza. Gli strumenti a vento più comuni sono gli olifanti fabbricati con zanne di elefanti o corna di antilopi. Ma si trovano anche ottoni e ogni genere di fischietti di legno o di metallo.
La musica tradizionale è ancora molto viva in Africa e continua ad influenzare composizioni più
moderne, molto al di là dei confini del continente.
Le influenze esterne in Africa sono molto antiche, e se alcune sono state ben assimilate, altre hanno
provocato sconvolgimenti e traumi indelebili.
E' molto probabile che, sin dall'antichità, il continente abbia avuto contatti con il resto del mondo
attraverso la Nubia e l'Egitto: alcune analogie culturali sono a favore di questa tesi.
Alla fine del VII secolo l'islam inizia i suoi primi contatti attraverso le vie carovaniere che solcano il
Sahara. Sono i commercianti arabi che diffondono pacificamente questa nuova religione nelle regioni
saheliane e sudanesi; ma non oseranno avventurarsi nella grande foresta. L'islam è stato la causa della
caduta di certi stati animisti, come il Ghana, e ha fatto nascere nuovi imperi che hanno visto espandersi
una civiltà originale (per esempio il Mali). Città come Tombouctou o Djennè sono diventate grandi
centri intellettuali.
Oggi i musulmani rappresentano circa un quarto della popolazione del continente. Anche se alcuni di essi
si adeguano ad un certo sincretismo religioso, bisogna riconoscere che la cultura tradizionale non è
uscita indenne da questo incontro. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda le arti plastiche,
poiché l'Islam non ammette la rappresentazione dell'immagine divina o umana.
Gli Europei hanno dovuto attendere la fine del XV secolo perché, aiutati dal progresso della
navigazione, le loro navi potessero oltrepassare le coste mauritane ed esplorare il litorale africano. Essi
scoprirono l'interno del continente solo a partire dal XIX secolo e queste esplorazioni sono state il
preludio alla vera conquista coloniale ratificata dal congresso di Berlino, che nel 1883, legittimò la
spartizione dell'Africa tra le grandi potenze europee.
Come i musulmani, anche gli Europei si sono interessati all'Africa essenzialmente per ragioni
commerciali. Anch'essi incrementarono la tratta dei negri che ebbe termine solo alla fine del secolo
scorso, e di cui non si finirà mai di dettagliare le conseguenze funeste. L'occupazione coloniale modificò
profondamente la carta del continente e provocò la destabilizzazione, forse definitiva, delle società
tradizionali.
Dopo qualche tentativo effimero nel XVI e XVII secolo, sulle coste dell'Africa arrivano i primi
missionari. Per quanto ci riguarda ricordiamo Mons. Marion de Brésillac, il Fondatore della SMA e i
primi compagni in Sierra Leone nel 1849, e i padri Francesco Borghero nel 1860 nel Dahomey, e
Mathieu Ray in Costa d'Avorio nell'aprile del 1895. Le missioni, contemporaneamente alla loro azione
spirituale, ebbero un ruolo fondamentale nel campo scolastico e sanitario.
Oggi, la maggioranza di queste chiese cristiane è diretta dai nativi, ma sono ancora numerosi i missionari
che prestano la loro opera. La Chiesa cattolica cerca attivamente le vie e i mezzi per un'inculturazione
del vangelo in Africa: si tratta di permettere ai cristiani di queste regioni di esprimere la loro fede con
un linguaggio adatto alla loro cultura. Gli oggetti d'arte cristiana esposti in questo museo testimoniano
che questa non è una preoccupazione solo odierna poiché la maggior parte di essi risale al primo quarto
di questo secolo.
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